Questo è il tempo di cui attendo la grazia

Questo è il tempo di cui attendo la grazia

(2019)

da Pier Paolo Pasolini
drammaturgia e montaggio dei testi: Fabio Condemi, Gabriele Portoghese
regia: Fabio Condemi
con: Gabriele Portoghese
drammaturgia dell’immagine, luci: Fabio Cherstich
filmati: Igor Renzetti, Fabio Condemi
assistente alla regia: Consuelo Bartolucci
produzione Teatro Verdi Pordenone  e Teatro di Roma | Teatro del Lido di Ostia

«Sfogliando una sceneggiatura di Pasolini entriamo immediatamente nella sua officina poetica. Lo sguardo su un mondo (quello contadino e preindustriale) che sta scomparendo, le periferie come luoghi di disperata e ultima ricerca della grazia, le “folgorazioni figurative” per i pittori medievali e manieristi studiati sotto la guida di Roberto Longhi. Questo è il materiale col quale ci vogliamo confrontare: non il suo cinema (cioè il prodotto definitivo delle sceneggiature) ma il suo sguardo sempre lucido e sorprendente. – raccontano Fabio Condemi e Gabriele Portoghese – Uno sguardo in continuo movimento, pieno di echi antichissimi e sempre pronto a cogliere attorno a sé autentici momenti di grazia e di vita. Uno sguardo che ci riguarda, sempre».

Il tema dello sguardo è un punto centrale dello spettacolo, così come riflettono ancora Fabio Condemi e Gabriele Portoghese: «Si comincia col bambino che vede il mondo, la luce, la natura, sua mamma per la prima volta (Edipo) e si prosegue con lo sguardo antico e religioso sul mondo del Centauro (Medea) e si arriva fino allo sguardo su un’Italia imbruttita dal nuovo fascismo consumista (la forma della città) passando per il tema della sessualità e della “disperata vitalità” presente nel fiore delle Mille e una notte e per la scena della Ricotta nel quale il regista viene intervistato e recita “io sono una forza del passato”. I termini “vede”, “come visto da”, “vediamo”, “guarda”, “Attraverso gli occhi di…” compaiono molto spesso in tutti i testi scelti e creano questo filo rosso sul tema del vedere che è molto importante in un periodo nel quale la capacità di guardare le cose si è atrofizzata. Per questo il materiale letterario che abbiamo scelto è tratto dalle sceneggiature dove, a nostro parere, questa capacità di guardare noi stessi e la realtà raggiunge livelli di chiarezza e di bellezza letteraria».

Il titolo dello spettacolo è tratto da un verso della poesia di Pasolini, Le nuvole si sprofondano lucide, inserita nella raccolta Dal diario (1945-1947), Salvatore Sciascia, Caltanissetta maggio 1954.