paesaggio primo studio

            Paesaggio di una battaglia primo studio

                     (2011)

Ideazione e regia: Fabio Cherstich

Drammaturgia: Giulia Abbate

Movimenti: Giulia Abbate – Fabio Cherstich

Suono, luci, video: Igor Renzetti

Costumi: Maria Porro

Collaborazione tecnica: Irene Maccagnani

Produzione: Container Milano, Fattore k – Giorgio Barberio Corsetti, Schloss Breollin ( De) in collaborazione con PIM OFF Milano e STUK Art Center Leuven ( BE)

Con:
Gregory Carnoli – Herve Guerrisi (BE)
Chiara Favero (IT)
Joelle Franco (BE)
Francois Kah (F)
Valeria Battaini (IT)
Luca Di Martino (IT)
Antoine Plaisant (F)

Note di regia – Primo Studio

Il primo studio di “Paesaggio di una battaglia” nasce dal lavoro svolto in due laboratori per attori tenuti in due città diverse. Milano e Bruxelles. Da queste esperienze di ricerca incentrate sull’ improvvisazione a partire da situazioni e immagini che proponevo e da materiali drammaturgici suggeriti da Giulia Abbate è nata l’esigenza di comporre un primo studio richiamando a lavorare con me per le due settimane di residenza al Pim Off artisti italiani e belgi. Il mio desiderio è quello di esplorare le differenze di linguaggio e di corpo degli attori per raccontare con loro i temi che mi hanno colpito nella storia della Genesi: la gioia, la vergogna, la paura, la perdita.

Continuazione del percorso di ricerca:

Il primo studio di “paesaggio di una battaglia” è nato principalmente dalle due settimane di lavoro della compagnia al Pim spazio scenico di Milano nel giugno del 2011. Il lavoro di questa prima residenza è stato fortemente incentrato sull’improvvisazione. Nei primi dieci giorni di ricerca in sala prove abbiamo cercato di raccontare attraverso il corpo e la parola degli interpreti la vergogna, la paura, la morte, il sacrificio, la nascita. I testi di riferimento sono stati la Genesi biblica per la storia di Adamo ed Eva e di Caino e Abele, la confessione di Stravrogin tratta dai demoni di Dostoevsky per il personaggio di Lucifero e i racconti di Maldoror di Lautremont per raccontare il peccato dell’umanità muta davanti al Creatore. Contemporaneamente alle improvvisazioni su questi  moduli drammaturgici abbiamo lavorato alla costruzione dei personaggi e alla formalizzazione di alcune sequenze. Adamo è diventato lo straniero, Eva una figura muta capace di esprimersi solo attraverso il corpo, Lucifero un domatore di uomini e una vittima sacrificale, Caino un uomo ossessionato dalla propria coscienza. Le 3 figure che ruotano attorno ai personaggi biblici sono diventate un’umanità vergognosa e borghese, degli spettatori silenti assetati di violenza, la personificazione del senso di colpa. Negli ultimi 4 giorni di lavoro ci siamo trasferiti in palcoscenico e abbiamo montato le sequenze trovate in sala prove all’interno dello spazio scenico cercando il più possibile di creare un racconto visivo suddiviso in quadri in cui le luci segnassero il cambio tra le situazioni e le diverse atmosfere del racconto. Abbiamo poi proseguito il nostro percorso di ricerca in una seconda residenza ( Schloss – Breollin) fortemente incentrata sul lavoro con l’ attore nel desiderio di approfondire il materiale fisico e drammaturgico del primo studio.  Il fine della seconda residenza era permettere di trovare a ciascuno degli interpreti la forza espressiva e la verità delle improvvisazioni anche nella successione formalizzata delle singole scene che comporranno lo spettacolo. Nell’ultima residenza ( STUK – Leuven) siamo arrivati alla formalizzazione definitiva del paesaggio con un’attenzione particolare alla tecnica. In questa ultima fase di lavoro abbiamo utilizzato anche il linguaggio video: in scena una telecamera in diretta amplifica, deforma, svela emozioni e segreti dei personaggi che animano Paesaggio di una battaglia.

Sara Chiappori – Repubblica Milano 

Un viaggio per azioni e immagini che inizia nel paradiso terrestre dove l’irruzione di Lucifero sovverte l’ordine. Il prezzo da pagare per l’emancipazione dal divino è la violenza. Con la nascita di Caino e della sua stirpe l’uomo condanna se stesso al dolore e alla libertà.
Nicola Bionda – Teatro.it 

L’innesco di questa esperienza è la Genesi: la condizione e la consapevolezza dell’uomo e della donna, la gioia, la vergogna e la paura; la perdita, la colpa e la morte ma, soprattutto, il corpo. Il corpo e la sua presenza fisica e simbolica. I corpi nudi degli attori esprimono sulla scena tutta la fragilità e la bellezza dell’uomo e della donna, di un Adamo e una Eva che hanno in se tutta la consapevolezza della ricerca espressiva della Bausch – il primo quadro dello spettacolo, la luce, i colori, gli abiti, i movimenti sono quelli degli ultimi allestimenti del Tanztheater – e la forza dei nudi di certe performance della Abramovic – quando costringeva lo spettatore a contatti forzati e spiazzanti con una nudità da cui emergeva tutta la sincerità dell’uomo -. Paesaggio di una battaglia è un laboratorio di espressione, un lavoro di contaminazione tra esperienze di attori e performers di provenienze diverse; ma Paesaggio di una battaglia è soprattutto un grido. Il grido feroce di un bisogno, insaziabile, di infinito…è uno studio che ha tutte le possibilità di uno spettacolo completo lasciando aperta la prospettiva di un lavoro in continua evoluzione.